SPAM / RAFAEL SPREGELBURD

una Sprechoper di Rafael Spregelburd
regia Rafael Spregelburd
interprete Lorenzo Gleijeses
musiche originali eseguite dal vivo e video project Alessandro Olla
spazio scenico Roberto Crea
light designer Gigi Ascione
movimenti coreografici Marco Mazzoni
aiuto regia Manolo Muoio
assistente alla regia Laura Amalfi
traduzione italiana Manuela Cherubini
area tecnica Rosario D’Alise
collaborazione alla creazione musicale Zypce
realizzazione scene e oggetti Michele Gigi
motion graphics Elisa Marras (Multiforme)
illustrazioni di Valentina Olla
apparizioni in video Maria Alberta Navello, Laura Amalfi, Pino Frencio, Patrizia Frencio, Manolo Muoio
voci documentari Eblaiti Laura Amalfi, Manolo Muoio
fotografia Caravaggio cinese Nicolás Levin
ufficio stampa Paola Rotunno
organizzazione Luca Marengo

un progetto di Lorenzo Gleijeses e Rafael Spregelburd
prodotto da Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia – Teatro Stabile di Calabria – Festival delle Colline Torinesi – TiConZero

Per la fotografia del quadro del “Caravaggio cinese” si ringrazia: i modelli della agenzia TCV Productions, An Na (Salomé), Hsueh Elisa (Cameriera), Hsueh Daniel (Battista,Caravaggio), Liu Sung (Boia, Soldato, Prigioniero), trucco Georgina Serafini, abiti Flor Lista, photoshop Studio Farbone.

Nato nel 2010 dall’incontro tra uno dei più importanti drammaturghi della scena mondiale, Rafael Spregelburd, e l’attore e regista italiano Lorenzo Gleijeses, Spam è la storia di un professore universitario con un nome ingombrante ed equivoco che, rispondendo a una semplice e-mail, scivola in un complicatissimo intrigo internazionale che coinvolge banche internazionali, conti su Pay Pal e uno zio assassino di Kuala Lumpur: il dramma risibile di un uomo perduto in una rete culturale tanto quotidiana quanto assurda e paradossale.
Il segno principale della messinscena si basa su due fattori apparentemente contraddittori: precisione maniacale e scivolosa asimmetria. La frammentazione ne costituisce il nucleo centrale e, se non è difficile riconoscere tracce di Benjamin e Freud, di Lacan e Žižek, da ogni piega del testo emergono elementi della cultura pop: leggende metropolitane e James Bond, karaoke e Google Translator.
La storia si dipana davanti agli occhi del pubblico, così come si svolge nella coscienza caotica del protagonista: in completo e assoluto disordine. Si tratta di 31 scene brevi, sorteggiate dall’attore in ordine aleatorio. Dalla decostruzione di questo racconto –emozionale, disperato e comico a un tempo – sorgono le molteplici letture che ne costituiscono la cifra stilistica e la ricchezza espressiva.
Spam, presentato in prima assoluta al Napoli Teatro Festival Italia, sancisce il ritorno alla scrittura di Rafael Spregelburd, che non componeva nuove opere da circa due anni, e che debutterà finalmente con la sua prima regia italiana.


NOTE DI REGIA

Il traduttore di Google dovrebbe essere considerato l’ottava meraviglia del mondo antico. Perché, come le altre sette meraviglie, anche il traduttore di Google è una rovina rozza e smembrata, che non fa altro che indicare lo splendore anelato dai suoi pazienti architetti e linguisti ossessivi. Il suo algoritmo è affascinante: si tratta di un’equazione enorme che pretende di trasformare in formula le aspre irregolarità delle lingue, per immaginare possibile l’equivalenza assoluta fra due idiomi, cosa che equivale a ipotizzare che la chimica del cervello umano possa essere ordinata una volta per tutte, definitivamente, sorvolando sul fatto che tutte le lingue naturali sono l’accumulazione di strati e strati di ideologia, errori, massacri, bugie, scoperte, scismi, illusioni, terrori, ecatombi e fonemi.
Anch’io, come gli architetti del linguaggio, come gli amministratori dei suoi redditi, come i cacciatori di teste dell’Amazzonia, ho voluto comporre una modesta sinfonia teatrale per affrontare il mio argomento preferito: la catastrofe. E dato che mi attirano le contraddizioni, questa sinfonia è scritta per una voce sola, senza mai arrivare ad essere un monologo. La trama è semplice, per lo meno lo è se si riesce a ricostruirla in linea retta. Però, dato che io di linee rette so poco e niente, gli accadimenti dell’opera, narrati da un protagonista che ha perso in parte la memoria, sono sfacciatamente ordinati dalle leggi del caso. L’attore e il musicista sorteggiano dal vivo l’ordine delle scene, dimostrando che nella catastrofe gli effetti precedono le cause e che, se l’e-mail è la massima rappresentante della comunicabilità del nostro tempo, lo spam è il suo sintomo, il suo doppio doloroso, il fratello gemello deformato dalla varicella, l’immondizia virtuale che accompagna come un cane fedele tanta e tanta produzione di significati e parole.
Prima o poi si finisce per capire cosa succede, altrimenti io stesso ve lo anticipo: un professore universitario rifiuta di essere relatore di tesi della sua allieva preferita. Qualcosa di non molto chiaro è successo fra loro in passato. Lui rifiuta, ma aspetta in silenzio che lei torni a insistere. E mentre aspetta che gli mandi le prime bozze di una tesi sulla lingua degli eschimesi che non interessa assolutamente a nessuno, arriva una mail di spam, a prima vista fantasiosa. È di una ragazzina malese nei guai, che ha bisogno di usare un conto corrente bancario estero, nel quale versare la fortuna del suo defunto padre, una fortuna a rischio di cadere nelle grinfie di uno zio crudele, pericolosissimo. Di fronte a questa trama narrata dal traduttore di Google, un miscuglio fra Amleto, Re Leone e karaoke, il nostro eroe ci pensa solo un secondo e manda gli estremi del suo conto corrente alla malese indifesa. Lo fa per noia, per cinismo, o per dimostrare a se stesso il suo disgusto. Forse la chiave di tutto il nostro lavoro di regia per quest’opera consiste proprio nel non sapere perché lo fa. O forse, semplicemente, la colpa non è mai buona consigliera. Sia come sia, il giorno seguente lo chiamano dalla sua banca perché si presenti a spiegare l’origine di quattro milioni e settecentomila dollari depositati tramite un conto corrente di transito a Ginevra. Quel che segue è una spirale centrifuga di intrighi nella remota isola di Malta, un punto a caso che è anche la fine d’Europa, uno scoglio solitario sul quale cercò rifugio il povero Caravaggio. Abbiamo voluto invitare i nostri pazienti spettatori in un incubo sinuoso ed esilarante, come una droga sintetica: il nostro allestimento è fatto di frammenti e fraintendimenti, a cavallo fra l’opera, la musica elettroacustica, la danza, il monologo, il documentario, la cronaca televisiva, il terrore finanziario e lo stupore.
Quando Lorenzo Gleijeses mi ha chiesto un testo e io ho pensato a questo formidabile ibrido, a questa drammaturgia spuria che combina stili antitetici e tradizioni distanti, ho avuto immediatamente la sensazione che due pianeti sconosciuti sarebbero entrati in collisione. Lungi dal rifugiarmi nelle sicurezze del mio compito, ho affittato la mia scomoda sdraio per osservare l’eclissi sciagurata che annuncia la collisione planetaria. Le mie opere di solito sono spietati labirinti fatti di testo, che prescindono da ogni artificio visivo o sonoro; invece, stavolta, il nostro testo è – precisamente – l’artificio, Alessandro Olla lo rende musica con tutti gli elementi a portata di mano (inclusa la cultura e i suoi suburbi). Il corpo dell’attore deve interpretarlo come un paria, espulso da ogni scuola conosciuta, a metà strada fra gl’interessi di Lorenzo, di Alessandro e i miei, questo testo non si recita, non si canta, non si balla. S’incarna. Come una piaga. L’abbiamo provato in tante andate e ritorno, fra Buenos Aires e Napoli (pensavamo che entrambi i contesti avrebbero arricchito l’esperienza) e in diversi strati di traduzione e riscrittura nella destra mano di Manuela Cherubini, che ha dovuto inventare una strana formula d’oro per tradurre in un italiano traballante ciò che non è nemmeno del tutto castigliano nell’originale.
Sebbene questa sia un’opera che pretende burlarsi del tono apocalittico imperante (ogni impostazione di Apocalisse è molto utile a quelli che non vogliono che niente cambi, mai), devo confessare che l’Italia dei vostri avi e dei miei contemporanei ci ha offerto tutti i paesaggi necessari. Sarà che ancora mi si gela il sangue, stordito da sinistra risata, quando ascolto le conversazioni prese da YouTube fra la Capitaneria di porto e il comandante Schettino che cerca di salvarsi dalla sua nave roboante, inclinata in letale omaggio di fronte agli scogli. Io, che non sopporto l’eccesso di simbolismo né la volgare coincidenza, ma che mi annoio a morte di fronte alla mancanza assoluta di significato, ho dovuto fare acrobazie fra i miei credo e il corso sventato della Storia, per trovare nella scelta di questi materiali di diversissima origine un modo nuovo – e sincero – di esprimere il mio stupore. Immagino che questa sia la storia di un naufragio al rallenty su un mare d’immondizia densa e appiccicosa. Rafael Spregelburd Buenos Aires, 2 maggio 2013 traduzione Manuela Cherubini


RAFAEL SPREGELBURD

Drammaturgo, attore, traduttore e regista
Buenos Aires, 03/04/1970
http://www.spregelburd.com.ar

Allievo di drammaturgia e regia di Ricardo Bartis, Mauricio Kartun e José Sanchis Sinisterra, le attività di Spregelburd nell’ambiente teatrale di Buenos Aires sono molteplici: è regista, autore, traduttore e attore di teatro e cinema. Il suo teatro è ibrido, meticcio e polemico; la sua opera rifugge ogni moda o etichetta, un teatro di linguaggio e di terre sconosciute che gli è valso numerosi premi, fra i quali il Tirso de Molina (per “La stupidità”), due volte Premio Ubu in Italia (per “Bizarra” e per “Lucido”), il Casa de las Américas di Cuba (per “La paranoia”), il Premio Nacional (per “La cocciutaggine”),il Premio Municipal (per “Cucha de almas” ), quello del Festiva di Cinema di Lleida (come miglior attore nel film “El hombre de al lado”).
Con un’ampia prospettiva internazionale, è editorialista culturale del quotidiano Perfil, collaboratore fisso della rivista tedesca Humboldt, è stato autore del Royal Court Theatre di Londra, autore residente per il Deutsches Schauspielhaus di Amburgo, la Akademie Schloß Solitude e il Theaterhaus di Stoccarda, autore e regista ospite in diverse occasioni alla Schaubühne di Berlino e all’Hebbel-Theater, al Nationaltheater di Mannheim, al Badisches Staatstheater di Karlsruhe; le sue opere sono state allestite in prestigiosi teatri nel mondo: il Münchner Kammerspiele di Monaco, il Staatstheater di Stoccarda, lo Schauspielfrankfurt, il Teatro Helénico in Messico, il Kosmos Theater di Vienna, Studio 66 di Vancouver, la Sala Beckett, il Teatre Lliure e il Festival Grec di Barcellona, il Théâtre de Chaillot di Parigi, il Napoli Theatro Festival, l’Angelo Mai di Roma, Prospettiva 90 di Torino, Théâtre de Marigny di Parigi, Il Piccolo di Milano etc.
Fundatore insieme ad Andrea Garrote della compagnia El Patrón Vázquez, presente in numerosi festival e incontri in Spagna, Germania, Francia, Italia, Inghilterra, Galles, Svezia, Svizzera, Repubblica Ceca, Portogallo, Slovacchia, Colombia, Repubblica Dominicana, Brasile, Uruguay, Messico, Ecuador, Cuba, Stati Uniti, Canada e Venezuela.
La sua opera, che raccoglie più di trenta titoli, è stata tradotta in inglese, francese, italiano, tedesco, portoghese, svedese, catalano, valenciano, ceco, russo, polacco, greco, croato, turco e fiammingo, e pubblicata in Argentina, Spagna, Messico, Germania, Repubblica Ceca, Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia. È traduttore scelto per l’America Latina dell’opera di Harold Pinter. Ha tradotto anche Sarah Kane, Steven Berkoff, Mark Ravenhill, David Harrower, Marius von Mayenburg, Reto Finger, fra gli altri.
Alcuni titoli fra i suoi testi più importanti: Destino de dos cosas o de tres (1992), Raspando la cruz (1997), La stravaganza (1997), La modestia (1999), Un momento argentino (2001), La stuidità (2003), Il Panico (2003), Bizarra (2003), La paranoia (2007), Lucido (2006), Acassuso (2007), Buenos Aires (2007), Todo (2009), Apátrida (2011), Spam (2012).
È protagonista dei lungometraggi: La Ronda (di Inés Braun), Música en espera (di Hernán Goldfrid), Agua y sal (di Alejo Taube), El hombre de al lado (di Gastón Duprat e Mariano Cohn), Cornelia frente al espejo (di Daniel Rosenfeld), Las mujeres llegan tarde (di Marcela Balza), Todo lo que necesitas es amor (di Gabriel Nesci), fra gli altri.

TOUR

SPAM – Prima mondiale
Napoli, Teatro Nuovo 07 Giugno 2013 ore 22 08 Giugno 2013 ore 19
www.napoliteatrofestival.it/
Torino, Cavallerizza Reale martedì 11 ore 21 mercoledì 12 ore 19
www.festivaldellecolline.it
Cagliari, Teatro Sinnai 21 Dicembre ’13 ore 21
Torino, Teatro Astra venerdì 11 e sabato 12 aprile 2014 ore 21 domenica 13 Aprile 2014 ore 18 //fondazionetpe.it/spettacoli/scheda/177/